richiedente asilo

Un Interprete e una Richiesta d’Asilo

Il Vero Aiuto Parte con un Programma Universitario

Avatar Micaela Rudari
4/3/2022

Richiedere asilo è un processo molto delicato e fondamentale, significa chiedere protezione ad uno stato straniero quando ci si sente perseguitati nel proprio paese per motivi di razza, opinioni politiche, credenze religiose, eccetera.

Chi chiede asilo si trova generalmente in una situazione di disagio e dolore e ad essere disorientato nel trovarsi in un paese straniero, con una lingua diversa dalla propria, dovendo raccontare le difficoltà che hanno costretto a lasciare la propria casa.

In queste situazioni è molto importante la figura degli interpreti. L’interprete ha il compito di portare al giudice la storia e le motivazioni dei richiedenti asilo, da questo dipende il venire accettati e salvati.

Il programma “Dialogo”

In Francia è stato creato un programma universitario per addestrare gli interpreti insegnandogli esattamente qual è il ruolo di un interprete.

Questo programma conta ora 25 studenti che sono già interpreti o si stanno addestrando per diventarlo. Circa l’80% di loro sono stati richiedenti d’asilo.

Il loro ruolo è assistere le persone non parlanti francese nell’ufficio del giudice. Questo non è sempre facile, alcuni casi sono veramente delicati.

Il fattore coinvolgimento

Proprio perché la maggior parte di questi interpreti sono stati loro stessi richiedenti asilo, si trovano a volte ad avere a che fare con storie che li riportano al loro passato di difficoltà e dolore che hanno dovuto confrontare. Inoltre può capitare anche di incontrare conoscenti.

Questo loro passato li aiuta però ad essere degli interpreti più efficaci, grazie alla straordinaria capacità di mediazione che questo comporta.

Lo studente Harushingingo racconta di una volta in cui si trovò nell’ufficio del giudice con un uomo che era suo vicino di casa nel Burundi. Il vicino di casa era molto contento di vederlo, ma Harushingingo ha richiesto che un altro collega si occupasse del caso. Harushingingo ha chiarito: "Gli ho spiegato che era meglio per lui avere un estraneo perché, ad esempio, se sua madre o la sorella fossero state aggredite sessualmente, o altro, avrebbe potuto autocensurarsi per il fatto di conoscermi. Queste possono essere informazioni critiche per il suo caso, quindi deve essere in grado di dire tutto".

Sono anche le esperienze personali che hanno portato alcuni interpreti a diventare tali.

Un’altra studente del corso, Roula Yaziji, racconta di avere avuto una brutta esperienza nella sua richiesta d’asilo: "Il mio interprete era libanese e quando l'ufficiale dell’Ufficio Francese per la Protezione dei Rifugiati e degli Apolidi mi ha chiesto perché avevo lasciato la Siria, ho spiegato che mia figlia era stata minacciata in quanto cristiana e parte di una famiglia molto nota". Ma quando l'interprete ha tradotto le sue parole, Yaziji ha sentito che qualcosa non andava. L’interprete aveva tradotto che mia figlia si era comportata male in Siria e aveva danneggiato la reputazione della nostra famiglia.

Yaziji ha, a questo punto, chiesto all'ufficiale di costringere l'interprete a lasciare il colloquio: "Ho spiegato che parlavo male il francese ma che capivo abbastanza e volevo poter raccontare la mia storia in inglese". Yaziji ha poi  ottenuto asilo in Francia e ha deciso di aiutare altre persone diventando un buon interprete.

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